Seduta a gambe incrociate sul letto, la bambina gioca coi capelli, con le lenzuola, colle dita sottili di quello che per lei è il suo uomo, che guarda il soffitto. Gli riversa addosso un fiume di parole senza prendere respiro, gli parla di scritti, di esperienze, di amore e delusione, della catena della bici, del posteggio e del treno che veloce buca la notte. Di famiglia, di speranze, di desiderio. Di quando va a dormire in un letto che non è il suo, delle lacrime con cui bagna quel cuscino, della nostalgia di ciò che hanno avuto e perduto. Parla serena a un uomo distratto, che guarda il soffitto.
Le mani di lui sono ghiaccio intorno al viso della bambina, le lacrime di lei non riesco a scaldarlo, a smuoverlo. Lei è ancora lì che parla, ma lui non la ascolta più, nemmeno con un orecchio solo
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