Accadde nel tempo in cui giugno era estate, e la pioggia ad agosto batteva infuriata sulla losa mentra seduta per terra aspettavo. Accadde già nei tempi in cui le bestie eran buone e gli uomini empi.
E le stelle scivolavano scollandosi piano, e il desiderio dimenticavo, presa com'ero dal tenerti per mano.
E dove correvo bambina, tra i cadaveri dell'ovovia e le rocce, in uno spiazzo nel prato, respiravo su di te un odore lontano. E trasperente, seduta sul cofano, attraverso il vetro appannato di magia, incredula mi osservai sicura tra le braccia di uno sconosciuto, covando pensosa la speranza che non fosse poi così sincero.
E ancora da fuori mi osservai, mentre ponendoti la testa sul cuore, ascoltavo le tue mute e stanche parole.
E confusa mi guardai nello specchio, riponendo, infantile!,asciutto lo spazzolino. E incredula rimasi, fino al mattino, sola nel mio lettino, tastando ogni tanto, così per essere sicura, i segni della barba sulle labbra.
E all'alba dormii,mentre il sole sorgeva, e mi svegliai a primavera, tra le braccia dell'Amore, e capii senza potermi rassegnare, di avere solo sognato
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